Pedro
Pedro vive sereno al Rifugio in una zona dedicata a chi ha delle fragilità, è sempre in compagnia della sua amata amica Jill, Ceylan, Bruno e i galletti Boris, Krina e Spirulina.
Vive con noi da circa 1 anno e questa è la sua storia. Era rinchiuso in un allevamento di alpaca dove veniva sfruttato per la lana, aveva 1 anno quando è stato attaccato da dei cani che hanno ucciso alcuni piccoli e sbranato una delle sue zampe. Quando siamo state contattate, siamo rimaste scioccate. L’allevatrice non lo aveva portato dal veterinario, gli aveva fasciato la zampa con della carta assorbente e messo una bottiglia di plastica a (parole sue) “compensare l’arto mancante”. Era in quelle condizioni da oltre 1 mese. Lo abbiamo subito portato in clinica e la situazione si è presentata molto grave. Aveva le ossa esposte, diverse fratture e frammenti di ossa sparsi per la zampa. In più era denutrito e disidratato.
All’allevatrice non importava nulla di lui, per lei era solo una fonte di reddito e come ha detto lei stessa: “Non posso mica spendere tutti quei soldi per curarlo”. Pedro da quel giorno ha subito due interventi chirurgici e medicazioni alla zampa ogni 3 giorni per 9 mesi. Oggi sta bene ma i segni della sofferenza che ha subito sono evidenti. Pedro è estremamente sensibile, sa che con noi è al sicuro e rispettiamo la sua volontà di non voler interagire come fanno gli altri e le altre rifugiate. Ognuno vive i suoi traumi con i suoi tempi e lui sa, che noi non invaderemo mai i suoi spazi.
Pedro ha subito tutto questo in nome della moda. La lana è frutto della sofferenza di qualcunə! In più adesso assistiamo alla nuova moda delle passeggiate con gli alpaca. Gli alpaca non sono borsette da portarsi in giro, dietro ci sono allevatori che su quei corpi devono trarre profitto. Proprio come le fattorie didattiche. Non esistono posti sicuri per gli animali se il fine è il profitto.
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